I prodotti aversani più celebrati sono, come tutti ben sanno, la gustosa mozzarella di bufala, il buon vino asprigno e le calzature. Sui quali e andata prolificando, nel corso del tempo, tutta una peculiare pubblicistica che ha travalicato i confini puramente nostrani. Al punto che essi, oggi, sono noti e richiesti un po’ dovunque e vengono generalmente associati al nome di Aversa anche se … in fondo … non sono poi nati nella nostra citta.
La mozzarella e I’asprinio hanno un’origine rurale, come si sa, provengono dalle “pagliare” dei Mazzoni e dalle ubertose campagne dell’Agro aversano. In Aversa, il centro commercialmente piu importante, hanno trovato la sede piu feconda e conveniente. Le calzature, d’influenza borbonica, hanno fatto della nostra “parassitaria” citta che mancava di lavoro la patria delle scarpe ponendo le basi per un suo ipotetico decollo. Accanto a questi rinomati prodotti, ve n’e un altro meno conosciuto perche non pubblicizzato che occupa un posto preminente nella tradizione aversana.
Si tratta della cosiddetta “Pietra di S. Girolamo” che, a differenza dei primi, e una speciality dolciaria che ha visto la luce ed e cresciuta proprio nella nostra città.
Andiamo con ordine spiegando sinteticamente come: In Aversa, dove attualmente si apre la larga Piazza Marconi, si ergeva un grande Monastero detto di S. Girolamo, costruito a cavallo del cinquecento dalle pie sorelle aversane Giulia e Filippella Formato. Questo maniero, demolito nel 1924 per dar luogo alla piazza, ospitava diverse suore Clarisse del II ordine di S. Chiara e S.Francesco, le quali, per commemorare S. Girolamo che si martorizzava con una pietra, solevano preparare un dolce croccante a forma di pietra (da qui Pietra di S. Girolamo) con una ricetta che si tramandavano a voce, sin dalla fine del ‘500.
Un impasto di mandorle, zucchero e cacao dalla forma simbolica di una pietra che producevano per la delizia (altro che martirio di S. Girolamo!) del loro palato tra le silenziose e misteriose mura del Convento.
A fornire alle suore gli ingredienti occorrenti erano gli speziali del luogo, che non sapevano a cosa servissero. L’ultimo in ordine di tempo e stato Francesco Andreozzi, titolare di una pasticceria stile ottocento, sita all’angolo della odierna piazzetta Normanna, di fronte al Duomo, nei pressi del Monastero di S. Girolamo.
Ai primi del novecento avvenne un fatto inaspettato.
Improvvisamente venne a mancare la superiora, Maria Concetta Pirolo, ed una conversa si premurò di chiamare il vicino fornitore per la preparazione della pietra. Per l’Andreozzi fu l’occasione per conoscere la “misteriosa” ricetta e, una volta impossessatosene, cominciò a produrre il dolce croccante nella sua pasticceria dandogli una diversa forma, piu tondeggiante.
Della cosa ci ha parlato, molto tempo fa, con dovizia di particolari il compianto figlio, don Gabriele Andreozzi, invitandoci a renderla pubblica. Quando ce ne parlava, sul banco di lavoro, vi erano tante formelle con dentro delle odorose pietre di S. Girolamo di color cioccolato. Per omaggiare il santo ispiratore della pietra, qualche giorno dopo, mettemmo piede nella chiesetta omonima ancora esistente alle spalle dell’Istituto che, all’epoca, ospitava la Scuola Media Statale “D. Cimarosa”.
Il nostro stupore fu grande quando, alzando gli occhi al soffitto, scorgemmo un bel dipinto del Ribera (oggi quasi indecifrabile) raffigurante S. Girolamo nell’atto di percuotersi il petto con una dura pietra. E pensammo alle suore e al loro modo di trasformare la pietra del martirio.
Al di la del loro modo di fare, va riconosciuto che essa, nata in un Monastero locale, ha trovato in una antica pasticceria di Aversa il fortunoso lancio per una diffusione che ha varcato i limiti puramente urbani. Oggi la pietra, in forme e con ingredienti diversi, si produce un po’ dappertutto (non solo in Campania) principalmente durante il periodo pasquale.
E’ un dolce molto gustoso che piace a grandi e bambini, soprattutto quando I’impasto e un po’ friabile. Gli aversani importanti, sparsi per I’ltalia, sono assai contenti (vedi il giudice Caianiello) quando possono avere qualche speciality della loro terra d’origine come la pietra di S. Girolamo.
Se fosse vivo l’amico G. Motti confermerebbe cio che abbiamo detto.
Articolo a cura di Antonio Marino tratto dal 2° Libro “Folclore e cronaca d’epoca” e pubblicato sul n. 4 della “Gazzetta Aversana” (15 aprile 1970) e sul n.27 di “Nero su Bianco”
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