Il Pavimento maiolicato di S. Biagio

Un altro tassello de “ La GRANDE BELLEZZA “ di Aversa: Il Pavimento maiolicato di S. Biagio, una delle sue “100 Chiese ”.
Questa Chiesa ha una storia millenaria, risalente forse alla principessa normanna Aloara, oppure a donna Riccarda, sorella del conte Riccardo 1° e una delle prime badesse del Monastero (1050). Alcuni studiosi ritengono la fondazione di questo complesso anteriore a quella della città, perché viene citato in un codice di S. Biagio del 1043, conservato presso la Biblioteca Vaticana.

La chiesa in seguito ai vari terremoti ed alle altre ingiurie del tempo, ha subito numerosi rimaneggiamenti   e ricostruzioni, e pur avendo, oggi, un aspetto per molti versi barocco, conserva ancora elementi dell’impianto originario, come, ad esempio, il pronao di raccordo in piperno, con ampi pilastri e con la volta a botte.   La facciata, con tre arcate e relative porte, è abbastanza semplice e lineare, come si conviene ad una chiesa facente parte di un convento di monache di clausura.
L’interno è un’unica navata di vaste proporzioni, lunga 44 metri e larga 11, con 12 cappelle laterali, 6 per lato, che conferiscono all’insieme una vasta spazialità ed accolgono altari in marmi policromi del 700. La zona del presbiterio presenta un bell’altare marmoreo, di tipo vanvitelliano, sormontato da una pala d’altare con il martirio di S. Biagio, opera di Giovanni Battista Graziano, circondata da una grande cornice dorata che si raccorda con un armonioso baldacchino dorato del Settecento.
La chiesa, inoltre, è ricca di innumerevoli dipinti di famosi pittori, come Andrea Vaccaro, Gianbattista Lama, Fabrizio Santafede e Andrea Starace.

Il pavimento è particolarmente suggestivo e di splendida fattura, è composto di mattonelle maiolicate della bottega dei Giustiniani , del primo Settecento. E proprio l’enigmatico disegno di questo pavimento attira l’attenzione.
Volendo capirci qualcosa, bisogna “entrare nell’immaginario” dell’artista che l’ha realizzato, del teologo che l’ha ispirato e dell’epoca storica in cui questi sono vissuti.

guido piccolo 316Ci troviamo di fronte a una serie di quadrati gialli, suddivisi, ciascuno, in sedici quadratini inscritti, che delimitano delle stelle, fatte di otto raggi di colore grigio –bluastro, tipo vasi da farmacia, che, nell’intersezione dei raggi, presentano quattro torri con il piano superiore costituito da un quadrato, di un bel colore blu, in cui sono ben delineate una serie di clessidre bianche, costituite da due triangoli equilateri, che si toccano agli apici.

Si tratta solo di mattonelle destinate a fare scena, oppure vogliono trasmetterci un significato simbolico, come ad esempio il passaggio dal 4 all’8 (∞ )?

Sembra meglio propendere per questa seconda possibilità. Infatti il quadrato presenta un bel colore giallo, che non è il giallo zolfo luciferino né il giallo oro divino, ma un giallo solare, che ricorda la “gloria del disteso mezzogiorno” di Montale, un giallo proprio dell’uomo che ha preso coscienza del suo trovarsi in un labirinto – selva oscura, che ha ascoltato il gallo cantare per la terza volta, che è arrivato a sentirsi “povero in Spirito” e disponibile ad intraprendere il percorso di redenzione di “chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica” ( Lc,11,27,28 ).
Questo quadrato , suddiviso in 16 quadratini gialli, è un quadrato “ in ordine” 4 e rientra tra i quadrati cosiddetti magici. Pertanto fa pensare alla quadratura del cerchio, ha a che fare con i 4 punti cardinali, i 4 fiumi del Paradiso, perciò rappresenta la natura creata, che si irradia da un punto, da un centro, e comunque regolata, “in ordine”, in ordine 4, con al centro il custode, il vero giardiniere: Cristo. “ Mi sono recato nel mondo, dice il Giardiniere , per piantare la piantagione di vita”, come riporta Lindborski nel suo Libro di Giovanni.
Inoltre il quadrato ha a che fare con la Croce, con l’asse verticale che indica in basso la Terra ed in alto il Cielo, e l’asse orizzontale che indica la Via.

All’incrocio dei due assi il quadrato da 4 diventa 5, la quintessenza, perché al centro della croce la simbologia cristiana pone Cristo.
In questo centro, “lavorando di fantasia”, possiamo porre il Sacro Cuore ed immaginare che da esso si innalzi un fascio di luce diretto verso il cielo, a guisa di scala di Giacobbe.   A questo punto, se al quadrato, che rappresenta il piano, la terra, fatta di 2 dimensioni: la lunghezza e la larghezza ( 2°), si aggiunge la terza dimensione, l’altezza, il quadrato diventa un cubo ( pietra cubica ), una torre che ha toccato il cielo, rivestendosi , sul piano superiore, di un bel colore blu-cielo notturno.
Le clessidre rappresentano il tempo nel suo scorrere senza inizio e senza fine ( l’eternità ) ed i triangoli, che si toccano con le punte, rappresentano il maschile ed il femminile ( gli opposti ) che si elidono e, passando nei Campi Elisi, cioè nello spazio del sacro, realizzano   le nozze mistiche ( Ulisse e Penelope ), la stella di Davide, il sigillo di Salomone.

Quei “poveri in Spirito” che passeranno attraverso quel centro, quella porta (Io sono la porta, chi passa attraverso di me sarà salvato – Giovanni 10,9 ), sperimentando il proprio sacrificio, la propria   crocifissione, avranno la speranza di farcela a salire dalla terra al cielo, diventando uno di quei quadratini o mattoni ( 144ooo Beati ) di quelle quattro torri, immagini della Gerusalemme Celeste: “Città cubica, ove la larghezza, la lunghezza e l’altezza sono uguali, città la cui misura è 12ooo stadi e la misura delle sue mura è di 144 cubiti. In essa non si vede alcun tempio, perché il suo tempio è il Signore Dio Onnipotente e l’Agnello; è la città che non ha bisogno né di sole né di luna che la illumini, perché la illumina, dal centro, lo splendore di Dio e il suo luminare è L’Agnello” (Giovanni : l’Apocalisse, 21, 16-22- ).

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