Articolo a cura di Fabiola d’Aniello e Pasquale Simone. Il Monastero della SS. Annunziata fu costruito dagli Aversani per volere dei sovrani Angioini agli inizi del Trecento. L’esistenza della chiesa è attestata già nel 1320 in un documento della SS. Annunziata di Sulmona. Nel 1423, Giovanna II d’Angiò, donò alla chiesa annessa, l’Ospedale di Sant’Eligio, formando così un unico ospedale detto A.G.P.
La nascità dell’A.G.P. (acronimo per “Ave Gratia Plena”, inizio del saluto angelico della Vergine) è da ricondursi al vasto movimento devozionale, non solo popolare, che si verificò nel Regno di Napoli ai primo del ‘300. Infatti, come ricordato in un documento legato al sorgere dell’AGP di Sulmona, anche altre AGP erano sorte a Capua, Napoli e in altri siti. Però, visto le caratteristiche laicali e non ecclesiali delle fondazioni, ci sono indizi forti che indurrebbero a spiegare il fenomeno anche con sostanziali (ma allo stato solo ipotetiche) oscure manovre politiche sociali degli Angioini sovrani di Napoli, tese ad ingraziarsi i favori popolari e a contrastare lo strapotere feudale.
Fin dal 1410 furono eletti una serie di Governatori per amministrare la Real Casa Santa, il cui compito era quello di nutrire gli orfani, curare gli infermi ed educare le giovani al maritaggio. La struttura si articola in più corpi edilizi, eretti in diverse epoche e destinati a specifici utilizzi.
Nel 1477 fu aggiunto l’imponente campanile, che secondo la tradizione, fu eretto con l’impasto di calce e vino e crollato rovinosamente nel 1667 a causa di una leggendaria saetta, ricordata nei documenti dell’epoca. Nel 1712 si iniziò la ricostruzione dell’attuale campanile, a pianta quadrangolare, con massiccio basamento in piperno bugnato e due ordini superiori con lesene doriche e ioniche. Nel 1776 Giacomo Gentile, architetto aversano, completò la struttura con la costruzione dell’arco sormontato dall’orologio, realizzati con lo stesso materiale e stile della torre campanaria, che venne così, collegata all’ingresso dell’Annunziata. Il campanile con l’arco e l’orologio, noto come Porta Napoli, è il monumento con cui si identifica solitamente la città di Aversa.
L’immagine di Porta Napoli porta con sé mille sfaccettature nel bene e nel male: gli aversani infatti , nei frequenti scambi di frasi colorite tra un Comune e l’altro di Terra di Lavoro, sono tradizionalmente accusati di essere degli opportunisti , di avere una doppia faccia. L’origine di esso , pare sia da ricercarsi proprio nei due quadranti (facce) del grande orologio posto sul possente Arco dell’Annunziata. Porta Napoli segnò , comunque, il rinnovato limite meridionale della città, conseguente alla nascita del quartiere Lemitone, promosso dalla stessa pia Istituzione.
L’ingresso principale è decorato con un arco trionfale a tutto sesto , risalente al 1518 e di incerta attribuzione, commissionata, probabilmente dalla famiglia Mormile. L’arco è delimitato da due lesene binate poggianti su alti basamenti in piperno , che incorniciano due bassorilievi raffiguranti , sulla destra la Resurrezione e sulla sinistra la Creazione del mondo. Tutta la struttura dell’arco , in marmo, è arricchita da rilievi raffiguranti personaggi e scene allegoriche di incerta interpretazione riconducibile probabilmente a Rainulfo Drengot, fondatore della contea normanna. Le lesioni visibile sulle lastre marmoree sono riconducibili al disastroso crollo del campanile del 1667.
Lo storico Roberto Vitale ha interpretato le figure del portale nel seguente modo : esse raffigurerebbero , in alto a sinistra, Saturno su di un carro trainato da cervi, allegoria del tempo. Segue l’Invidia e la Maldicenza. Il successivo rilievo raffigura la Fortuna bendata con gli orecchi turati per non vedere le umane vicende né sentire le invocazioni. Essa, con i piedi alati , poggia sul globo terrestre. Segue il Potere rappresentato su di un carro trainato da leoni , simbolo della sua forza , alato perché disceso dal cielo. Nella parte interna , in alto a sinistra, si scorge il Genio della Guerra e della Distruzione, che impugna una fiaccola ardente; esso ha l’aspetto di un fanciullo. Segue la Vittoria , il Riposo, raffigurato da un fanciullo che si appoggia sullo scudo : indica la tranquillità dopo la lotta. Segue la Menzogna con due facce e il capo cinto da corona : rappresenta la duplicità del suo animo.
Passando a destra in alto si vede la Malattia, segue Cloto mentre poi si scorge la Morte. Si passa alla Fama o alla Memoria, che sopravvive all’uomo. Oltrepassato il cinquecentesco arco marmoreo si giunge in un primo cortile, alla cui sinistra si sviluppa una doppia rampa di scale, ornata da bassorilievi marmorei del sedicesimo – diciassettesimo secolo, che culmina in un balconcino semi – ellittico, attraverso il quale si accedeva all’antica Cancelleria.
In fondo al cortile vi è la chiesa della SS. Annunziata preceduta da un ampio pronao costituito da 4 colonne di marmo cipollino con capitello corinzio provenienti da Atella, facenti già parte del Sedile di San Luigi, che sorreggono archi a tutto sesto formanti tre campate coperte da volte a crociera riccamente decorate con motivi floreali e puttini in stucco realizzati da Pietro Scarola del 1698.
La chiesa fu eretta tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo originariamente priva di cappelle laterali, le quali furono costruite tra il 1612 e il 1621 sotto la direzione di Fra’ Giuseppe Nuvolo. Nel 1619 lo stesso architetto diede inizio , sul lato destro della navata, alla costruzione della Sacrestia, decorata con stipi lignei.
Nel 1647 una grande volte a botte sostituì l’originaria soffittatura in legno; mentre nel 1681 si cominciò la decorazione marmorea dell’interno, con la realizzazione del pavimento e dell’Altare Maggiore, in origine decorato da putti marmorei di Lorenzo Vaccaro. Agli inizi del diciottesimo secolo risale la costruzione della cupola, crollata del 1823 e ricostruita in forma ridotta. L’interno a croce latina, è ad unica navata vasta e maestosa, di forme classiche. Sulla controfacciata, ai lati dell’ingresso sono posti dei sepoclri marmorei. Sui pilastri vi sono due acquasantiere in marmi policromi di Gaetano Sacco del 1710-11. Le cappelle sono ornate da dipinti del XVII –XVIII secolo tra cui si annoverano la tavola della Madonna delle Grazie e quella di S. Giovanni Evangelista entrambe di Angelillo Arcuccio.
Sopra la navata ed il transetto sono posti due grandiosi e ricchi organi in legno dorato del 1687-88. Sulla parete del transetto destro è collocata la Deposizione di Cristo, una tavola di Marco Pino da Siena del 1571; mentre su quella di sinistra si trovano l’Adorazione dei Pastori di Francesco Solimena del XVIII secolo. Al di sopra dell’altare maggiore si può ammirare la tavola dell’Annunciazione del XV secolo , attribuita a Ferrare Maglione.
L’interno della chiesa, oltre alle importanti tele , già citate, presenta un ciclo pittorio tra i più interessanti dell’epoca, nonché per il rilevante numero; si tratta di 38 grandi tele eseguite da Giuseppe e Gennaro Simonelli, tra il 1702 e il 1704, per circa mille ducati come attestano i documenti dell’Archivio.
Dal sagrato della chiesa, a sinistra, si accede ai locali dell’ex convento , ora sede della facoltà di Ingegneria della Seconda Università di Napoli, dove si possono osservare , la bella sala delle colonne, il chiostro grande coi saloni attigui e l’interessante scalone d’onore.
GALLERIA FOTOGRAFICA DELLA VISITA GUIDATA ORGANIZZATA DA AVERSATURISMO
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